Il Quartetto Guadagnini ai Concerti della Sapienza

Grande apprezzamento da parte del folto pubblico dell’Aula Magna della Sapienza per l’affiatamento, la precisione e, soprattutto, per lo splendido suono dei giovani interpreti. Applausi intensi ripagati con un bis graditissimo, il I Contrappunto dall’Arte della Fuga di J. S. Bach suonato con passione e rigore.
— Umberto Asti, Teatro.it

Una bella serata di musica da camera all’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza con una delle più promettenti formazioni del panorama contemporaneo, il Quartetto Guadagnini.

Conosciuto per le esibizioni in prestigiose sale da concerto in patria e all’estero, ha anche rappresentato l’Italia con master class e concerti in Cina allo Shanghai Exibition Center. Gli spettatori televisivi lo hanno conosciuto ed apprezzato in occasione della trasmissione di RAI 5 “Inventare il tempo” condotta da Sandro Cappelletto. Il quartetto d’archi viene considerato il genere nobile per eccellenza, quello che con il numero minimo di voci, permette il massimo di espressione melodica ed armonica. Il padre riconosciuto del genere è Franz Joseph Haydn che ne scrisse 83 e ne definì la struttura formale, generalmente in quattro movimenti, struttura analoga a quella della sinfonia del periodo classico.

Dal Classico al Novecento

Il programma della serata inizia proprio con uno dei più conosciuti quartetti di Haydn, Il Quartetto in do maggiore op. 76 n. 3 denominato “Kaiserquartett” perché dedicato all’imperatore Francesco II. L’opera è nota per la sua bellezza, ma soprattutto per il secondo movimento Poco adagio, cantabile un tema con variazioni divenuto notissimo perché ha poi costituito l’inno nazionale tedesco (Deutschland, Deutschland uber alles). Altrettanto noto il galante minuetto del terzo movimento. Con un salto di oltre un secolo, che per la storia della musica vale un millennio, ecco le 6 Bagatelle op. 9 di Anton Webern. Si tratta di brevissimi aforismi, scarni ed essenziali che richiedono grande concentrazione all’ascolto, le poche note isolate, lontane da ogni approdo tonale illustrano le inaspettate possibilità espressive di questa formazione che resta un punto di arrivo anche per i compositori contemporanei.

Un quartetto romantico

La seconda parte della serata è dedicata ad un’opera che avuto una genesi tormentata, il Quartetto in do minore op.51 n.1 di Johannes Brahms. Sembra che prima di pubblicare quest’opera il compositore, perennemente insoddisfatto, distrusse una ventina di quartetti. Il risultato è comunque un’opera di grande respiro in cui si avverte la tensione sinfonica che caratterizza molta sua produzione.

Nel primo movimento Allegro ad un’idea tematica perentoria fa seguito un clima più disteso, cantabile. La Romanza del secondo movimento ricorda inizialmente un richiamo di corni a cui succede un clima contemplativo e sospirante. Nel successivo Allegretto molto moderato e comodo l’atmosfera si fa triste ed introversa, nonostante la presenza di un ritmo di valzer del Trio. L’Allegro finale recupera i temi esposti nel primo movimento e nella Romanza e li intreccia in un crescendo di grande espressività.

Grande apprezzamento da parte del folto pubblico dell’Aula Magna della Sapienza per l’affiatamento, la precisione e, soprattutto, per lo splendido suono dei giovani interpreti. Applausi intensi ripagati con un bis graditissimo, il I Contrappunto dall’Arte della Fuga di J. S. Bach suonato con passione e rigore.